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5 CONSIGLI PER UN PACKAGING REALMENTE SOSTENIBILE

25/05/2023

Inutile ribadire i numeri circa l'inquinamento dovuti all'impatto della moda sia dal punto di vista ambientale che sociale.

Si parla di “moda sostenibile” da quasi un decennio ormai, ma i cambiamenti avvenuti quanto hanno migliorato la situazione e quanto hanno solo smesso di inquinare in un modo e iniziato ad inquinare in un altro?

JUNK - Armadi pieni, la docuserie coprodotta da Will Media e Sky Italia e condotta da Matteo Ward ha raccontato in maniera autentica cosa accade in 6 paesi nel mondo per via del fast fashion.

Questa serie ci ha particolarmente colpiti, poiché utilizza un ragionamento analogo a quello che cerchiamo di trasmettere da quando la rivoluzione della plastica è iniziata: in breve, sottolinea come le aziende di moda del fast fashion, etichettino i capi come sostenibili, andando ad incentivare azioni tutt'altro che green, in maniera conscia o meno.

Fondamentalmente, se per produrre t-shirt da “cotone riciclato” come avviene a Panipat, vengono utilizzate sostanze altamente tossiche per riciclare il tessuto, senza le minime precauzioni per i lavoratori e per l'ambiente, smaltendo i rifiuti chimici nei fiumi che attraversano la città, l'aggettivo “sostenibile” si adatta poco.
Così come si adatta poco a quella produzione del Rayon (che è generalmente pensato sostenibile derivando da fibre di legno, di eucalipto) per cui viene disboscata metà Indonesia, senza citare le intossicazioni da solfocarbonismo che ne conseguono.

In maniera analoga e del tutto parallela, cerchiamo da anni di dire le stesse cose, ma con riguardo agli accessori per abbigliamento con cui lavoriamo dal 1958.

Spesso ci troviamo a consigliare le aziende di moda nostre clienti, per indirizzarle verso delle REALI scelte sostenibili.
Di solito, l'abito non fa il monaco, ma quando si parla di etichette bio, sembra quasi che il detto non valga.

Ecco così 5 consigli indirizzate alle aziende di moda per un packaging REALMENTE più sostenibile:

  1. Basta con il compostabile;
  2. Riuso > Riciclo;
  3. Comunicare e ispirare i clienti su come riutilizzare;
  4. No a sigilli e microsigilli per cartellini in cotone
  5. Quality > Quantity


1. Basta con il compostabile

La maggior parte dei nostri clienti, preferisce prodotti in plastica compostabile: realizzarle è possibile, ma non è la scelta più ecologica, soprattutto in Italia!

Si preferisce la plastica compostabile poiché è una plastica che deriva da fonti rinnovabili (il mais in questo caso), e ha la caratteristica di decomporsi, SE riposto correttamente della raccolta differenziata nell'umido e trattato attraverso siti di compostaggio (non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo, ma se disperse in natura e senza il trattamento, i tempi di degradazione sono equiparabili alla plastica tradizionale).
Quindi diventa onere dell'azienda di moda comunicare ai suoi clienti di gettare il packaging nell'umido…

Ma anche ipotizzando un “corretto” conferimento, la maggior parte dei rifiuti organici in Italia finisce in impianti che non sono in grado di trattare efficacemente il compostabile, ritrovandosi altresì in discarica, alla faccia della “sostenibilità”.

Luca Mariotti, il direttore di Utilitalia afferma che gli impianti in grado di trattare efficacemente le plastiche compostabili siano meno della metà di quelle esistenti in Italia. In questo modo, si è creato un grande bias tra ciò che si sperimenta in laboratorio (dove si verifica la rispondenza alle norme UNI EN sulla compostabilità) e ciò che avviene in realtà negli impianti, creando un'aspettativa distorta al consumatore.

Quindi non è assolutamente sufficiente utilizzare plastica biodegradabile o compostabile per essere sostenibili, poiché il più delle volte è il materiale meno adatto.



2. Riuso > Riciclo

Secondo materiale più richiesto dai nostri clienti è la plastica riciclata.

Per quanto questa scelta possa essere più sensata dell'ipotesi proposta prima, non risulta ancora “sostenibile” al 100%.
Infatti, sia che venga utilizzata plastica riciclata o compostabile, parliamo sempre di packaging di solito monouso: l' imballaggio viene utilizzato una sola volta, indipendentemente da come viene poi smaltito.
Ciò su cui ci si deve focalizzare, è la prevenzione dei rifiuti.

Non si deve infatti assumere il riciclo o il compostaggio come soluzioni buone a prescindere.

Come sostiene Laura Collacott (freelance editor) in un suo contenuto a riguardo pubblicato da MacArthur Foundation, il riciclo è fondamentale, ma solo dopo il riuso:

Più un articolo ha lunga vita, meglio è poiché preserva non solo il materiale di cui è composto, ma anche il lavoro e l'energia utilizzati per produrlo”.

Partendo da questo ragionamento che condividiamo in pieno, in PIR.SA.FA. abbiamo provveduto alla graduale sostituzione degli stampi che generavano scarti per produrre i nostri accessori (dal momento che pensiamo sia meglio NON produrre scarti piuttosto che produrli e riciclarli!). Ad oggi, la maggior parte degli articoli vengono alla luce senza scarti; nei restanti casi in cui non è stato possibile modificare la produzione, essi vengono riciclati e reintrodotti nel ciclo produttivo.
Oltre agli scarti interni vengono quotidianamente riciclati tappi di bottiglia, coppette di gelato e altri oggetti frutto della raccolta locale, che non si prestano al riuso.



3. Comunicare e ispirare i clienti su come riutilizzare

Protagonisti della riuscita di un'economia circolare sono anche i consumatori finali.

Per quanto ognuno di noi debba anche autonomamente ragionare e agire in maniera più consona per non inquinare e generare meno rifiuti possibili, qualche consiglio non fa male a nessuno.

Quindi per ricollegarci e completare il punto 2, è fondamentale che i consumatori finali siano consapevoli che molti degli accessori che compongono il packaging dei capi d'abbigliamento sono riutilizzabili.

Riutilizzo clips come fermacarte

Per esempio la clips ad incrocio PIR.SA.FA. super usata per confezionare le camicie, è stata brevettata con una funzione duplice: quella primaria e classica per il packaging, mentre la sua funzione secondaria è quella di fungere da graffetta fermacarte di cui tutti facciamo uso!

Allo stesso modo le segnataglie sono riutilizzabili più e più volte fino a rottura, in particolar modo quelle quadrate prodotte con un materiale ancor più resistente per essere tolta e re-inserita nelle grucce un numero infinito di volte.

Molte altre pillole su come riutilizzare i nostri prodotti puoi trovarle nella pagina REDUCE, REUSE, RECYCLE.



4. No a sigilli per cartellini in cotone

Altri accessori che traggono spesso in inganno i clienti sono i microsigilli e sigilli di sicurezza per cartellini.

La moda del momento vuole questi accessori con i cordoncini in cotone, poiché fanno più “green”. Anche qui, tutt'altro!

La scelta più green che tenga conto della funzione del microsigillo è il prodotto in plastica tradizionale (PS6 100%), con cordoncino in NYLON 100% (quindi in plastica!).

Perché mai il nylon? Non è una fibra sintetica?

Sì, è una fibra sintetica e riciclabile e noi non la consigliamo in assoluto, ma per il microsigillo/ sigillo, in quanto consente che una volta rimosso il cartellino (quindi rotto definitivamente il microsigillo che per forza di cose non potrà essere più riutilzzabile (e menomale!)), l'intero prodotto venga gettato nella plastica e riciclato.

Il perché è ampiamente spiegato in una nostra precedente newsletter: in breve, se il cordoncino fosse in cotone / rayon o qualsiasi altro materiale, dovrebbero essere date indicazioni al consumatore affinchè esso separi il cordoncino dal corpo del microsigillo (che essendo fuso all'interno, un minimo resterà sempre), e riponga le due parti secondo la raccolta differenziata corretta.

Sicuramente complicare le cose non aiuta!



5. Quality > Quantity

L'ultimo punto racchiude i quattro precedenti per certi versi: è un invito a tutte le aziende di moda, ma più in particolare a tutte le persone, ad apprezzare ed incentivare la qualità del nostro Made in Italy, e preferirla alla quantità acquistabile con lo stesso ammontare di denaro in paesi altri paesi.
Lo hanno spiegato molto bene in “Indovina chi viene a cena", il programma d'approfondimento su ambiente e non solo di Sabrina Giannini, nel quale hanno affrontato la dura realtà degli slogan e le iniziative definite sostenibili in settori molto inquinanti come l'industria della moda.

Da qui si collega il discorso del riutilizzo: è meglio acquistare un capo, (o nel nostro caso una segnataglia) di buona qualità e prodotto con materie prime eccellenti a prezzi maggiori, piuttosto che uno a meno della metà del prezzo, che dopo 2/3 utilizzi e lavaggi sia da gettare (o addirittura si rompa).




Ribadiamo che questi concetti siano da applicare relativamente agli accessori per abbigliamento che noi produciamo.



Per qualsiasi informazione o dubbio, non esitate a contattarci all'indirizzo pirsafa@pirsafa.com

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Il team PIR.SA.FA.

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